Primi anni ’70. Il boom economico regala ad ogni Italiano la sua villeggiatura. Anche Dama, con l’arrivo dell’estate, ormai si popola sempre più. Si cominciano le prime ristrutturazioni dei vecchi fabbricati, altri ne costruiscono di nuovi, alcuni recuperano spazi fatiscenti. In ogni damarino emigrato negli anni del dopoguerra ed oltre si riaccende la speranza di un futuro migliore e si torna ad investire là dove le radici affondano.
La radura di “Pratolini” diventa un cantiere a cielo aperto. In pochi mesi, sul pianoro dal quale si domina il paese e la valle sottostante, nasce la villa di Piera e Bruno Boschetto. Affogata nel verde che la stringe d’attorno, dà segno di sé con i riflessi ramati del suo tetto.
Bruno mostrò subito il suo sentirsi parte della comunità, aprendo la porta di casa ad amici e conoscenti. Mai l’invito fu solo atto di formalità e cortesia e la gioia dell’incontro con gli altri si poteva leggere nel suo sorriso sincero. Parecchie volte la terrazza della sua casa diventò, nelle calde serate di agosto, pista da ballo “senza obbligo di biglietto.” Una fisarmonica e la quadriglia “comandata da Pietrino,” erano sufficienti a riempire il silenzio di sana allegria.
Di origini venete/toscane, s’immerse e si amalgamò subito con il luogo ed i suoi abitanti. Amava la vita semplice del paese, le sue tradizioni, le indelebili impronte lasciate dalla storia sul territorio, la bellezza del paesaggio. Fu sempre accanito assertore che la comunità ha il compito di promuovere e difendere il luogo in cui vive.
A tal proposito il modo migliore per onorare la sua memoria ed il suo impegno civile, è quello di ricordare alcuni dei numerosi percorsi da lui intrapresi per sensibilizzare la popolazione a diventare parte attiva nella gestione di scelte riguardanti i cambiamenti importanti del proprio territorio.
Negli anni ’80 il Comune di Chiusi della Verna fece due proposte amministrative di grande importanza:
- individuare un terreno a sud del paese di Chiusi per la realizzazione di una discarica;
- delimitare la parte di territorio da includere nel costituendo Parco delle Foreste Casentinesi.
La prima, portata a conoscenza della popolazione, destò un’ondata di “rivolta” pacifica così determinata da parte di tutti, che il progetto fu abbandonato.
Per la seconda fu necessario uno sforzo maggiore che con tenacia fu seguito nel tempo.
Quella che sarebbe diventata una grande opportunità ed una grande risorsa per tutto il territorio casentinese, nonché un baluardo di difesa del patrimonio boschivo e faunistico, inizialmente fu accolta dalla popolazione come una limitazione per le attività lavorative dei residenti. Si arrivò addirittura a temere possibili espropri di terre e boschi, tanto era lacunosa la conoscenza della gente sull’argomento.
Chi avrebbe dovuto fare opera di presentazione e spiegazione delle finalità di “una riserva naturale,”venne meno al suo compito e lasciò la popolazione in balia alla più completa disinformazione.
Bruno, che con lungimiranza considerava la creazione del Parco una opportunità irripetibile di crescita e di corretta gestione del territorio, non si scoraggiò
Con la praticità immediata e semplice che lo distingueva, si mosse su molteplici fronti: si fece promotore di riunioni, sollecitò le rappresentanze politiche e sindacali, chiamò in causa le varie amministrazioni comunali, affinchè ognuno, secondo le proprie competenze, spiegasse “al popolo”le vere finalità del Parco.
Dai pochi e scettici presenti dei primi incontri, pian piano la gente cominciò ad affluire sempre più numerosa ed interessata. Non andava più cercata…ma veniva spontaneamente a chiedere, voleva sapere, esponeva i propri dubbi o riserve e soprattutto ormai voleva conoscere con certezza quali “onori ed oneri” avrebbe comportato il vivere a ridosso di un Parco.
Pian piano ognuno cominciò a valutare in modo positivo l’intera situazione e a riconoscere le molteplici opportunità che il Parco poteva offrire a tutto il territorio senza penalizzare il privato. Dovettero passare ancora alcuni anni, ma la speranza di veder realizzato questo progetto non venne mai meno e fu premiata.
Nel 1993 “Il Parco delle Foreste Casentinesi” fu ufficialmente promulgato.
Dopo 25 anni dalla sua costituzione, esso è ormai il volano più importante dell’economia del Casentino e ciò che Bruno con determinazione andava dicendo, è ormai una realtà sotto gli occhi di tutti.
Il “suo vedere oltre” è stato per chi l’ha conosciuto una grande lezione. Ci sono scelte, ripeteva, che non hanno resa immediata, ma hanno bisogno di tempo per iniziare a dare frutto che poi sarà per sempre. Il Parco lo è stato!
Grazie alla promozione fatta al territorio dopo la sua costituzione, il Casentino ha acquistato una grande visibilità, è aumentato il turismo con positive riscontri sul piano economico e soprattutto l’intero comprensorio è sottoposto ad un regolare controllo che assicura al patrimonio boschivo e alla fauna cura e protezione.
Tanti ormai conoscono le bellezze naturali di questi luoghi, ma pochi sono a conoscenza dei numerosi interventi di carattere scientifico finanziati anche dalla Comunità Europea per lo studio delle biodiversità di quest’angolo di mondo.
Uno, tra gli ultimi progetti attuati in tre aree del Parco (Campigna, Lama,Camaldoli), è quello finanziato dalla Commissione Europea attraverso “Life” denominato MIPP (monitoraggio insetti con partecipazione pubblica) che ha tra i suoi obiettivi lo sviluppo dei metodi di monitoraggio di insetti forestali protetti. www.lifemipp.eu
Ancora nel 2018 ne partirà un altro www.innat.it con il quale si faranno ulteriori studi sulla biodiversità di questa zona.
Il tutto sempre finalizzato ad un’azione di protezione e di cura del territorio di cui possediamo solo l’uso, ma che abbiamo il dovere di trasmettere ai nostri figli nelle migliori condizioni possibili.
Tutti ricordiamo l’impegno che Bruno metteva in ogni progetto, con quanta pazienza sapeva mediare le situazioni, il rispetto che aveva per le idee altrui, non rinunciando però alla difesa delle proprie senza mai alzare la voce, ma preferendo sempre la strada del dialogo.
Fu ancora il suo entusiasmo a coinvolgere la gente di Dama in quel fatidico 10 Aprile 1977 a gettare le basi della Pro Loco Dama in Casentino.
In un’affollatissima assemblea nella falegnameria di Nello Cecconi, dopo la messa domenicale, ne fu deliberata la costituzione.
Tra l’odore dolce del legno, prendeva vita la prima associazione di questo tipo nel Comune di Chiusi della Verna ed una delle più antiche nella provincia di Arezzo.
Di lì a poco, attraverso democratiche elezioni, la popolazione elesse Altero Pastorini suo 1° Presidente.
La Pro Loco Dama ebbe il suo battesimo con l’organizzazione di una gara podistica. La corsa ebbe un’eco di così grande successo in tutto il territorio, che venne replicata per molti anni.
A questa si aggiunsero nel tempo giochi ed attività sportive per i più piccoli. Tornei di bocce, di carte, di partite a “dama”(il luogo era adatto!) e serate danzanti. Quest’ultime, iniziate per fare “i quattro salti in famiglia,” divennero così affollate che fu costruita allo scopo una pista da ballo.
La stagione si chiudeva ogni estate (e la tradizione viene tuttora rispettata) con una "cena sociale" che per una sera spostava quasi l’intero paese in qualche ristorante della zona in una sincera comunanza di condivisione d’intenti e di progetti.
Al tempo Bruno ebbe anche qualche amarezza, ma alle critiche rispose attraverso i canali del dialogo e del confronto ed i fatti riconobbero sempre l’onestà dei suoi intenti.
Troppo presto è mancato…ma nonostante tanto ci ha lasciato!
Per non dimenticare:
Dal 2016, ogni anno a Dama si disputa L’ECO TRAIL TRA I BORGHI DI SAN FRANCESCO E MICHELANGELO che già dalla 1° edizione porta come sottotitolo MEMORIAL BRUNO BOSCHETTO --- NELLO CECCONI